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Fata Neve • La Figlia dell'Orco • Le Arance d'Oro • Il Soldo Bucato • L'Albero che Parla • Spera di Sole |
Piuma d'Oro |
C'era una volta un
Re e una Regina che avevano una figlia bella quanto la luna e quanto il
sole; tanto frugola però, che facendo il chiasso metteva sossopra tutto
il palazzo reale; capricciosa e bizzosa poi quanto può essere una
bambina che i genitori non sgridavano mai. Più grosse le faceva e più
questi ne ridevano: - Ah, ah, che frugolina! Ah, ah, che frugolina! |
La vecchia,
levatasi da tavola, cercava il bastone e non lo trovava. Guarda nel
camino e vede che il bastone era già mezzo arso dal fuoco; e la
Reginotta, contorcendosi dalle risa, le diceva: |
Re e Regina non
potevano mica stare tutto il santo giorno a fare da soffietto; e la
Reginotta s'imbronciava e piangeva. Vedendola piangere, i poveri
genitori tornavano subito a soffiare, il Re da una parte e la Regina
dall'altra; e lei, riprendendo subito il buon umore, batteva le mani:
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Intanto s'era
sparsa pel mondo la fama della bellezza della Reginotta; il Re di
Portogallo mandò a richiederla pel Reuccio che doveva prendere moglie.
Grande imbarazzo. Se rispondevano no, il Re di Portogallo poteva
offendersi e dichiarare una guerra. Re e Regina stettero un giorno e una
notte a consultarsi, e all'ultimo decisero di prendere un anno di tempo
per fare le nozze. Il guaio peggiore fu allorché il Reuccio scrisse che
sarebbe andato a fare una visita alla promessa sposa per conoscerla di
presenza. Bisognava palesare l'infermità della Reginotta, e questo ai
genitori coceva. Vedendoli così afflitti che non avevano più animo e
forza di soffiare e farla volare per aria, la Reginotta disse: |
Una volta gli
spruzzi dei cavalloni le arrivarono proprio alla faccia, e si credette
perduta. Ma ecco una folata che la fa risalire, e la spinge a riprendere
la corsa precipitosa... E ancora acqua, acqua, acqua!... |
Infatti, dalla
debolezza, le venne una mancanza; non vide né sentì più niente; e quando
rinvenne, si trovò stesa su la terrazza del palazzo veduto da lontano.
Scese per la scaletta che conduceva all'interno, sperando d'incontrare
qualcuno; non si scorgeva anima viva. Le pareti delle stanze erano di
marmo bianco, le cornici, gli stipiti degli usci e le colonne, di marmo
grigiastro. Tavolini, seggiole, letti, mobili, di marmo bianco o
grigiastro. E dappertutto uno strano odore di sale e di pepe. Aperse un
armadio; piatti con pietanze svariate, e panini e frutta e dolci; ogni
cosa però scolpita in marmo bianco o grigiastro, e con un odore così
forte, che la faceva starnutire. Spinta dalla fame, accostò alla bocca
una di quelle finte vivande. Stupì; erano proprio di sale e di pepe.
Allora si convinse che l'intero palazzo era fabbricato con massi di sale
ben levigati e con pepe tanto sodamente impastato, da eguagliare il
marmo. Si rammentò della saliera e della pepaiola da lei versata,
quand'era bambina, nella minestra della vecchia, e disse: |
Da prima si
credette canzonato; poi, udita la storia di Piuma d'oro, disse: |
Fischia, ed ecco
l'aquila che scende dall'alto con le grandi ali tese. |
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