C'era
una volta una vedova che aveva due figliuole. La maggiore
somigliava tutta alla mamma, di lineamenti e di carattere, e
chi vedeva lei, vedeva sua madre, tale e quale. Tutte e due
erano tanto antipatiche e così gonfie di superbia, che
nessuno le voleva avvicinare. Viverci insieme poi, era
impossibile addirittura. La più giovane invece, per la
dolcezza dei modi e per la bontà del cuore, era tutta il
ritratto del suo babbo... e tanto bella poi, tanto bella,
che non si sarebbe trovata l'eguale. E naturalmente, poiché
ogni simile ama il suo simile, quella madre andava pazza per
la figliuola maggiore; e sentiva per quell'altra
un'avversione, una ripugnanza spaventevole. La faceva
mangiare in cucina, e tutte le fatiche e i servizi di casa
toccavano a lei. Fra le altre cose, bisognava che quella
povera ragazza andasse due volte al giorno ad attingere
acqua a una fontana distante più d'un miglio e mezzo, e ne
riportasse una brocca piena.
Un giorno, mentre stava appunto lì alla fonte, le apparve
accanto una povera vecchia che la pregò in carità di darle
da bere. "Ma volentieri, nonnina mia..." rispose la bella
fanciulla "aspettate; vi sciacquo la brocca..." E subito
dette alla mezzina una bella risciacquata, la riempì di
acqua fresca, e gliela presentò sostenendola in alto con le
sue proprie mani, affinché la vecchiarella bevesse con tutto
il suo comodo. Quand'ebbe bevuto, disse la nonnina: "Tu sei
tanto bella, quanto buona e quanto per benino, figliuola
mia, che non posso fare a meno di lasciarti un dono". Quella
era una Fata, che aveva preso la forma di una povera vecchia
di campagna per vedere fin dove arrivava la bontà della
giovinetta. E continuò: "Ti do per dono che ad ogni parola
che pronunzierai ti esca di bocca o un fiore o una pietra
preziosa".