E le
raccontò tutto. A sentire il fatto, sua moglie si sentì
brulicare in testa un mucchio di desideri, ma capì che
l’affare era serio e che bisognava andar cauti. "Amico
Biagio" disse a suo marito, - non sciupiamo l’occasione con
la nostra impazienza e riflettiamo bene a qual partito ci
dobbiamo rivolgere in simile occorrenza. Qui devi essere
serio, prudente e circospetto: rimettiamo a domani il primo
desiderio e intanto andiamo a letto." "Giusto" convenne quel
brav’ uomo di Biagio. "Ma vammi a prendere un pò di vino
dietro quelle fascine."
Quando lei fu tornata col vino, Biagio bevve e schioccò la
lingua contento allungandosi sulla sedia presso il fuoco.
Poi, preso dal piacere del riposo, disse: "Con un così bel
fuoco, come verrebbe a proposito una bella focaccia!" Non
aveva ancor finito di parlare che sua moglie, piena di
stupore, vide un’enorme focaccia spuntare dall’angolo del
camino e avvicinarsi a lei. Diede subito un grido di
meraviglia, ma non tardò a capire che quel portento era
stato causato dal desiderio espresso da suo marito per pura
stupidaggine, e allora incominciò a rovesciar vituperi sullo
sciagurato sposo. "Come si fa a desiderare una focaccia?"
diceva, "quando si possono chiedere imperi, ori, perle,
rubini, diamanti grossi come nocciole e abiti da regina?"
"Bé, ho avuto torto" rispose lui, "ho sciupato un desiderio,
ho commesso una grande baggianata, farò meglio un’ altra
volta." "Bel discorso", rimbecco lei. "Per desiderare una
cosa simile bisogna essere più bestia di un bue!