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Il Mondo Azzurro

 

Cominciava a far buio, quando ritornarono a casa dalla caccia. La mamma sedette al pianoforte e i ragazzi andarono a cercare carta, matite e colori, e si misero a disegnare. Uno di loro aveva soltanto una matita di colore azzurro, ma non si sgomentò e cominciò a ritrarre la caccia di quel pomeriggio.
Aveva già fatto un bambino azzurro su un cavallo azzurro, quando gli vennero degli scrupoli per la lepre. Si poteva fare una lepre turchina? Andò a domandarlo al babbo che stava leggendo in poltrona e che distratto gli rispose: "Certo che sì!". Il bambino tornò allora al tavolo e fece la lepre azzurra, poi cambiò idea e la fece diventare un cespuglio. Ma neppure il cespuglio gli piaceva e così lo trasformò in albero, che divenne un mucchio di fieno. Poi, ecco apparire una nube, ma così grande che tutto il foglio divenne azzurro.
Non c'era rimasto altro da colorare e il bambino strappò il foglio e andò a fare un pisolino sulla poltrona.

 

Babino lo Sciocco

 

 

Un giorno, uno sciocco di nome Babino si mise in cammino per vedere il mondo e per mostrare a tutti quant'egli fosse cortese.
Ed ecco, cammina cammina, trovò sulla sua strada una casa disabitata. Guardò nella cantina e vide alcuni diavoli coi baffi irti, con gli occhi accesi e grossi còme bocce, con la testa a pera.
I diavoli, con le loro lunghe dita ricurve, giocavano a carte e a dadi.
Babino li salutò:
- Dio vi aiuti, buona gente!
Non l'avesse mai detto! I diavoli, furibondi, afferrarono lo sciocco e lo percossero a sangue. Solo quando lo videro più morto che vivo, lo lasciarono andare.
Allora Babino tornò a casa piangendo. La madre gli si fece incontro e, saputo ciò che era successo, gli disse: - Babino, sei proprio uno sciocco. Lo vedi? Hai parlato a sproposito. Ai diavoli bisogna dire: - Dio vi sprofondi nell'inferno! . Se tu avessi parlato così, i diavoli sarebbero fuggiti, lasciando sul tavolo la posta del gioco, e tutto l'oro sarebbe stato tuo. Impara, Babino!
- Ho capito fece lo sciocco. Ho sbagliato, ma un'altra volta starò attento.
E Babino si mise di nuovo in cammino. Sulla strada trovò quattro fratelli che stavano trebbiando il grano. Babino si accostò e disse: - Dio vi sprofondi nell'inferno!
I quattro fratelli, a quell'insulto, gli saltarono addosso e gliene diedero tante e poi tante da lasciarlo a terra tramortito.
Quando Babino rinvenne, se ne tornò a casa malconcio peggio dell'altra volta.
Sua madre, saputo ciò che era successo, lo rimproverò aspramente: - Sei uno sciocco, Babino: anche questa volta hai parlato a sproposito. Ai fratelli tu dovevi dire, indicando i sacchi di grano: - Possiate portarne cento ogni giorno di quei carichi, amici miei».
Ho capito fece Babino. - Sono stato uno sciocco. ma non succederà più.
E si mise nuovamente in cammino.

Strada facendo, incontrò sette fratelli che gemevano e piangevano, portando a seppellire un loro caro, morto da poco.
- Salve, amici miei! gridò lo sciocco ai sette fratelli. Possiate portarne cento ogni giorno di quei carichi! .
All'udire quelle parole, i sette fratelli si asciugarono le lacrime, saltarono addosso allo sciocco, e giù botte da orbi! Babino, pesto e malconcio, se ne tornò a casa piangendo. Raccontò ogni cosa a sua madre, ed
ella scosse la testa desolata.
Quando mai riuscirò a farti capire che bisogna parlare a proposito? Sei uno sciocco, Babino. Tu avresti dovuto accostarti ai sette fratelli e dir loro: - Requiem aeternam nel paradiso di Dio....
Ho capito fece Babino.
E si mise di nuovo in cammino.
S'imbatté questa volta in un corteo nuziale.
Tutti erano vestiti a festa e gli sposini erano seguiti da un gruppo di robusti giovanotti che
cantavano in coro.
Babino si accostò agli sposi e disse tutto contento:
-Requiem aeternam nel paradiso di Dio!
Gli sposini si guardarono spaventati. Ma i giovanotti del corteo gli saltarono addosso e lo picchiarono di santa ragione. Anche lo sposo, riavutosi dalla sorpresa, non restò indietro, e gliene diede la sua parte...
Babino, anche questa volta, tornò a casa in lacrime.
Sei stato uno sciocco! gridò la madre spazientita. Agli sposi dovevi dire: -Il Signore vi conceda nozze felici e numerosi figli!.
Ho capito: fece Babino sono stato uno sciocco, ma non sbaglierò più.
E si mise di nuovo in cammino.
Giunse finalmente presso la grotta di un eremita.
Salve, amico disse Babino. Il Signore ti conceda nozze felici e figli numerosi.
L'eremita si rannuvolò Per quanto egli fosse abituato ad avere pazienza, questa volta gli saltò la mosca al naso. E prendendo le parole di Babino come una beffa, afferrò il bastone che gli serviva per scacciare i diavoli e lo ruppe sul groppone di Babino.
Sciocco che non sei altro! lo rimprovero la madre. All'eremita tu dovevi dire: Benedicimi, padre!
Ho capito fece Babino.
E si mise di nuovo in cammino.
Questa volta incontrò un orso che stava divorando una mucca. Babino gli si avvicinò incuriosito e disse all'orso: - Benedicimi, padre!
L'orso, disturbato nel bel mezzo del suo pasto principale, afferrò Babino tra le sue zampe, lo gettò a terra, lo pestò ben bene e alla fine lo fece rotolare in un fosso.
E' stato un orso anche tropo gentile! commentò la madre appena seppe la cosa.
Sciocco di un Babino! All'orso tu dovevi dire: Fatti da parte, brutta bestiaccia! .
Ho capito fece Babino. Sono stato uno sciocco, ma un'altra volta non succederà: più.
E si mise di nuovo in cammino.
Mentre stava attraversando la pianura, Babino incontrò un capitano coi suoi soldati.
Lo sciocco gli andò incontro e gli disse:
- Fatti da parte, brutta bestiaccia!
Allora il capitano fece un cenno ai suoi uomini: questi afferrarono Babino e gliene diedero tante e poi tante da lasciarlo a terra più morto che vivo.
Quando Babino si rialzò, aveva le ossa tutte rotte.
Se ne tornò a casa piangendo e, da quel giorno, non ebbe più voglia di mettersi in cammino per vedere com'era fatto il mondo, né per mostrare a tutti la sua cortesia.

 

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