Vischio

 

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Viscum album

Il Viscum album, noto in Italia semplicemente come vischio, è una pianta cespugliosa che appartiene alla famiglia delle Viscacee (o Santalaceae secondo la classificazione APG).
Secondo una leggenda l'origine di questa pianta è legata alla storia di un mercante avarissimo ed insensibile, che una notte cambio il suo essere ascoltando le voci dei suoi vicini di casa bisognosi, iniziò a piangere e dalle sue lacrime si sviluppò magicamente il Vischio.
Si tratta di una pianta sempreverde epifita, parassita di numerosi alberi, soprattutto latifoglie come ad esempio pioppi, querce, tigli, olmi, noci, meli, ma anche sulle conifere: pino silvestre e pino montano. Se ne può notare la presenza specialmente in inverno, quando i suoi cespugli piantati nei tronchi sono evidenziati dalla perdita delle foglie della pianta che li ospita. La foglia verde del vischio indica la presenza di clorofilla, quindi questa pianta è in grado di compiere la fotosintesi come tutte le altre. L'unico handicap è nell'organicazione dei sali minerali, in particolare l'azoto, che il vischio non è in grado di ottenere per conto proprio. Ciò spiega la sua natura di parassita. Caratterizzato da foglie oblunghe e coriacee della larghezza di circa 2 cm poste a due a due lungo il ramo, il vischio ha i fiori gialli e frutti dalle bacche sferiche bianche o giallastre translucide e con l'interno gelatinoso e colloso. Queste bacche, tossiche per l'uomo, trasportate e disperse dagli uccelli (che se ne cibano), si insediano nelle intercapedini di un ramo di una pianta ospite e iniziano a germogliare.
Cespuglio di Vischio sviluppato su tronco di pioppo. Attraverso un cono di penetrazione ha inizio la formazione di un piccolo tronco e lo sviluppo del vischio. Nel caso in cui le bacche cadano invece al suolo, muoiono senza germogliare. Di solito la pianta ospite non subisce danni a patto che non ci siano troppi individui, in tal caso per liberarsene si dovrà procedere a recidere il ramo. La coltivazione del vischio è praticata per fini ornamentali ed in erboristeria (dalle sue foglie si ricavano infusi), recidendo in primavera una parte di ramo da una pianta ospite e innestando, schiacciandola, una bacca di vischio matura. Dopo un lento sviluppo, che può durare anche un paio di anni, inizierà la sua crescita spontanea.
Al vischio sono riconducibili leggende e tradizioni molto antiche: per le popolazioni celtiche, che lo chiamavano oloaiacet, era, assieme alla quercia, considerato pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica teneva lontane disgrazie e malattie; continua in molti paesi a essere considerato simbolo di buon augurio durante il periodo natalizio: diffusa è infatti l'usanza, originaria dei paesi scandinavi, di salutare l'arrivo del nuovo anno baciandosi sotto uno dei suoi rami. Il succo delle bacche veniva usato per preparare colle usate nell'uccellagione. A questo uso fanno riferimento alcuni modi di dire entrati nel linguaggio corrente: può essere vischiosa una sostanza attaccaticcia o una persona particolarmente tediosa, mentre non è gradevole rimanere invischiati in certe situazioni.
Veniva usato nei riti, alcuni antichissimi permangono ancora tutt'oggi nelle nostre celebrazioni natalizie. Una di queste è certamente quella di appendere un ramo di vischio sull'uscio di casa. Questa usanza nasce dal potere che i Druidi del nord Europa attribuivano a questa pianta, ritenuta magica e curativa. I Druidi ritenevano infatti che quando due nemici si fossero incontrati sotto una pianta di vischio, avrebbero dovuto deporre le armi e concedere una tregua alle loro ostilità. Da allora l'usanza di appendere del vischio sulla porta di casa, per garantire pace e serenità all'interno della propria dimora, si è estesa in tutto il mondo. Poiché il vischio era anche la pianta della dea Anglosassone Freya, protettrice dell'amore e degli innamorati, si è diffusa anche l'usanza di scambiarsi un bacio sotto al vischio, per promettersi amore e affetto e per augurarsi un periodo di felicità in casa.
Nella mitologia norvegese associa invece il vischio alla figura del dio Balder, che morì dopo essere stato colpito da rami di vischio. In memoria del dio, i norvegesi sono soliti bruciare rami di vischio in prossimità del solstizio d'estate, con lo scopo di allontanare la sventura e invocare la prosperità ed il benessere.
E’ simbolo di buon augurio durante il periodo natalizio ed è nota la tradizione di salutare l'arrivo del nuovo anno dandosi un bacio sotto uno dei suoi rami. La valenza del vischio è dunque quella di portafortuna.