Appartiene alla
famiglia delle Liliaceae
Come l'iris, il genere Lilium è originario dell'Europa, dell'Asia e del
Nord America; comprende piante con un'altezza da
80 cm a
2 m, dotate di
bulbo a scaglie imbricate, disposte intorno ad un disco centrale, da cui
originano inferiormente le radici, e superiormente lo stelo. Le scaglie,
a seconda della specie, sono più o meno larghe, acuminate, serrate tra
loro. Il genere comprende circa 80 specie e numerosi ibridi, volgarmente
noti col nome di Giglio, vengono coltivati per lo più come piante
ornamentali, nei giardini per l'eleganza e il profumo dei fiori portati
da fusti eretti, in vaso per i terrazzi, e industrialmente per la
produzione del fiore reciso.
Le radici del bulbo sono perenni e non si rinnovano tutti gli anni come
succede solitamente nelle piante bulbose; solo i gigli di origine cinese
e giapponese, alla ripresa vegetativa, formano un palco di radici
avventizie sullo stelo sopra il bulbo a fior di terra, che
contribuiscono alla nutrizione delle parti aeree. Le foglie generalmente
lanceolate, più o meno strette con venature parallele, sono disposte
attorno al fusto eretto, a volte in palchi, solitamente in ordine
sparso. I fiori hanno sei tepali (tre petali e tre sepali petaloidi), e
sono terminali, spesso riuniti in numerose infiorescenze portate da
lunghi steli, con forme e colori diversissimi, e spesso profumatissimi.
Il bulbo, raccolto a fine estate, il decotto ha proprietà diuretiche,
emmenagoghe ed espettoranti; per uso esterno utilizzato per cataplasmi
emollienti e risolventi su scottature e paterecci; l'infuso si utilizza
per impacchi, lavande e gargarismi. I petali dei fiori raccolti a fine
primavera, sono astringenti detergenti, e curativi degli eczemi; per uso
esterno vengono impiegati per curare piaghe, scottature, come impacchi e
irrigazioni. L'intenso profumo ha proprietà rilassanti. Utile in casa e
nei luoghi di lavoro, per diffondere la sua preziosa essenza oleosa che
permane saldamente in ogni ambiente. Attenzione a non superare le
seguenti dosi: uno stelo con circa
5
fiori aperti ogni
10 m2. Si possono
mettere due o più steli la dove la presenza di altri odori lo richieda.
È un profumo naturale coprente, specialmente in ambienti con animali
domestici o spazi comuni con densa presenza umana. Errore comune è
tenere un grande vaso di tre o più steli in un unico ambiente. Il
profumo diventa troppo intenso e vengono sprecate le proprietà
benefiche. La cultura giapponese ha sviluppato l'arte "ikebana" proprio
per dosare questi tipi di fiori: mai mazzi di una singola essenza ma
combinazioni di fiori dalla proprietà complementari. Un mazzo di Lilium
deve così essere distribuito in più ambienti o lungo un grande ambiente
per dare il meglio delle sue proprietà curative anti-stress.
Il giglio fù strettamente associato a numerosi Santi martiri, tra i
quali Sant'Antonio da Padova, protettore del matrimonio e patrono della
procreazione, rappresentato con questo fiore in mano in nome della sua
purezza, nel corpo e nell'anima, e della battaglia che condusse contro
il demone fin dall'infanzia. San Giuseppe venne raffigurato
tradizionalmente con Gesù Bambino in braccio, mentre teneva in mano un
bastone da viandante dal quale sbocciavano dei gigli bianchi, l’unico
fiorito miracolosamente tra quelli posti sull'altare, e quindi decisivo
per designare lo sposo di Maria, secondo quanto tramandato dal
Protovangelo di Giacomo. I tre petali del giglio vennero anche ritenuti
simbolici delle tre virtù – fede, speranza e carità – e quindi allusivi
alla Sacra Trinità. Simbolo della Passione di Cristo sulla croce e della
Santa Rinascita nella primavera della Pasqua cristiana, il giglio fu
considerato candido quanto era puro il Salvatore e simile alla tromba
dell’Angelo Gabriele che gioioso annuncia la Resurrezione per la sua
forma a cono. I gigli rientrarono nel simbolismo religioso floreale
delle piante e dei fiori che rappresentarono la vita e le virtù della
Madonna nei ‘Giardini di Maria’ medievali. In alcune opere d’arte
religiosa di quest’epoca comparve anche il giglio nelle tonalità arancio
acceso e rosso brillante che incarnavano l’amore di Dio, anche se
talvolta la varietà in giallo venne identificata con la luce divina e
quella in viola come sinonimo di umiltà e di castità. Ma era comunque
comunemente condivisa l’interpretazione secondo il linguaggio dei fiori:
il giglio bianco – sinonimo di innocenza, purezza, rettitudine, fede,
santità – venne inserito in numerosi quadri per rappresentare la Madonna
e l'Angelo dell'Annunciazione nel tardo Medioevo e nel primo
Rinascimento. ‘L'Annunciazione’ – tempera all'uovo su tavola a lunetta
dipinta da Fra Filippo Lippi negli anni
1450-1453 – presentò le due
figure di profilo. Maria era seduta a testa china, in segno di umile
accettazione, nel porticato di un giardino all’italiana recintato e
raccolto, conosciuto come ‘hortus conclusus’ per pregare, simbolo
artistico della Sacra Verginità perpetua. Un vaso con gigli bianchi,
come quelli in mano all’Angelo Gabriele, si stagliava in primo piano
sulla balaustra in pietra. Al culmine del Rinascimento, Leonardo da
Vinci dipinse ad olio e tempera l‘Annunciazione’ (ca.
1472-1475)
dell’Angelo Gabriele che recava il messaggio divino in uno scenario
all’aperto, reggendo un giglio bianco con la mano sinistra, simbolo di
purezza, mentre con la destra benediceva la Vergine Maria. Anche Sandro
Botticelli raffigurò il giglio ne ‘L’Annunciazione’ (1489-1490), una
tempera su tavola ambientata in uno spazio interno, seguendo la
tradizione. Pare che la Chiesa cattolica romana avesse adottato questo
fiore per rappresentare la Beata Vergine Maria sia per il candore dei
petali, indicativi di tanta purezza, sia per il colore dorato diffuso al
loro interno, che rimandavano a valori supremi. Ma, secondo un’altra
versione, questo significato religioso conclamato del giglio in rapporto
alla Madonna avrebbe compreso anche il profumo del fiore quale
riferimento alla divinità, lo stelo per la fede e le foglie per
l’umiltà.
Una leggenda tramandava che inizialmente i gigli fossero gialli finché
un giorno la Vergine Maria si chinò a raccoglierne uno che, al suo
tocco, immediatamente cambiò colore e diventò bianco candido. Del fiore
del giglio rosso del Caucaso si narrava invece che fosse bianco puro in
origine ma, di colpo, avesse mutato colore e avesse chinato il capo
arrossendo dalla vergogna quando Cristo gli si era fermato davanti
guardandolo con sorpresa e imbarazzo nel giardino del Getsemani: aveva
peccato di presunzione e di orgoglio non inchinandosi a Lui in segno di
riverenza, come tutti i suoi simili, proprio per farsi notare per la
bellezza straordinaria e per l’intenso profumo. Il Lilium fu citato al
primo posto in un elenco di
73 piante ritenute utili per le proprietà
medicamentose in un ordine proclamato da Carlo Magno per i palazzi
imperiali nell’anno
812. I contadini ponevano i fiori freschi di giglio
sotto spirito per ottenere una lozione efficace contro le contusioni. Si
preparavano anche delle acque distillate non profumate, visto che non si
riusciva ad estrarre dal giglio l’olio essenziale dalla fragranza di
mandorle. Il bulbo inodore era impiegato per le proprietà assai
emollienti e moderatamente astringenti: allo stato fresco risultava
vantaggioso in caso di edemi; bollito in acqua o latte veniva utilizzato
ad uso esterno come cataplasma emolliente su infiammazioni e ulcere; era
l’ingrediente principale di unguenti disinfiammanti e di antidolorifici
da applicare su scottature, ustioni e callosità, ma anche in caso di
tendini contratti. L’infusione ottenuta dalla radice del giglio bianco
nel vino veniva data da bere per qualche giorno di seguito agli
appestati.
I bulbi freschi di diverse varietà di giglio sono rimasti nella
tradizione culinaria orientale: una volta cucinati assumono un sapore
dolciastro che risulta molto gradito soprattutto tra i cinesi e i
giapponesi.
Ad Akrotiri, sull’isola di Thera (o Santorini), è stata ritrovata la
'Camera del giglio' adibita al rituale nuziale: tre pareti sono
interamente affrescate con un paesaggio roccioso in cui spiccano rondini
che volano al di sopra di gigli rossi fioriti. In questo caso sono state
combinate le fattezze e i colori di due diverse varietà floreali – una
dai fiori bianchi eretti, l’altra da quelli rossi reclinati –
probabilmente come rappresentativi dell’inizio dell’estate, della
purezza della gioventù nel passaggio all'età adulta e del culto di
Arianna, dea della vegetazione, protettrice della ricrescita, della
prosperità, della fertilità e del raccolto. Il giglio come metafora di
purezza e di innocenza spinse, in epoca vittoriana (1837-1901), a
riproporne l’immagine in particolare sulle lapidi delle donne così come,
ai nostri giorni, con questo fiore vengono adornate le tombe dei
giovani.
un tardo mito ellenico narra che Eracle, figlio di Zeus, attacondosi al
seno della Dea Era, ne fece sgorgare del latte che finendo a terra diede
origine al Giglio. Nell'antico testamento, il Giglio è il simbolo della
bellezza, della fertilità ed anche della fioritura spirituale.
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