Nelumbo
Unico genere della
famiglia delle Nelumbonaceae. Comprende due sole specie, .La
specie Nelumbo lutea è originaria dell'America centro-meridionale, ma
viene coltivata anche nel Nord America da tempo immemorabile dai nativi
per il consumo alimentare dei semi e dei rizomi mentre la Nelumbo
nucifera è una specie rustica originaria dell'Asia e dell'Australia,
nota volgarmente col nome di Fior di loto asiatico. È una pianta
acquatica a crescita rapidissima, tipica di stagni e invasi con acque
stagnanti o quasi prive di corrente, profondi
5-50
cm ed oltre. Sono alte da
80
cm a oltre 1
m. Le foglie
del Fior di loto hanno una struttura superficiale particolare che le
rende estremamente idrofobiche e le mantiene costantemente pulite. Tale
proprietà, che con la nanotecnologia si cerca di riprodurre per altri
materiali quali tessuti e vernici, è chiamata effetto loto. Il fiore è
composto da più di
20
petali di colori che vanno dal rosa scuro al bianco, il profumo è
inebriante.
Gli antichi cinesi sostenevano che, dopo aver visto una volta come
cresce il loto negli ambienti acquatici, non si può più dimenticarne
quanto è spettacolare e altamente allusivo. Quando i popoli primitivi si
ritrovarono ad assistere al risorgere del loto dal fondo dei corsi
d'acqua inariditi dalla mancanza di pioggia, lo considerarono simbolico
dell’immortalità e della resurrezione. I semi durissimi e impermeabili
possono rimanere in uno stato di prolungata quiescenza e germinare anche
dopo oltre
400 anni, ma
ne sono stati ritrovati in Cina addirittura risalenti a
1.200
anni fa. I fiori delicati e profumati, del diametro fino a
25
cm, della pianta
d’acqua dolce del loto hanno un profondo significato nelle religioni
orientali: rappresentano la purezza e il potere creativo in un ambiente
avverso, la sapienza divina, il progresso interiore della coscienza
dell'individuo verso il livello superiore ma, per via del loro generarsi
spontaneamente, ricordano la nascita divina e la fertilità. Secondo
alcune interpretazioni, il loto sarebbe nativo in Egitto, poi diffuso in
India e assimilato dal Buddismo in seguito. Brahma, il Creatore e Dio
padre dell'universo nella dottrina induista, è raffigurato nascente da
un fiore di loto che spunta dall’ombelico della divinità Vishnu, il
Conservatore, nelle tradizionali rappresentazioni indù. Per la sua
caratteristica naturale di nascere dal fango senza risultarne macchiato,
il loto è diventato simbolico della purezza, dell'elevazione spirituale
che emerge dal caos primordiale negli insegnamenti spirituali e nelle
tradizioni filosofiche ed esoteriche tantriche originatesi nelle
religioni indiane. I centri energetici (‘chakra’) della funzione vivente
a multilivello sono associati con il numero variabile dei petali del
loto e il suo fiorire diventa equivalente dell'illuminazione, della
rivelazione finale. Nel Buddismo, i fiori di loto costituiscono
un’offerta particolarmente sacra quale simbolo di Buddha, della purezza
del corpo e della parola, dell'affidabilità e dell'illuminazione della
mente nell'uomo virtuoso. La preghiera buddista tradotta come ‘Oh, il
gioiello del fiore di loto!’ ne esalta gli attributi di purezza,
delicatezza e bellezza. I fiori si aprono soltanto per pochi giorni, poi
ogni petalo scivola silenziosamente in acqua, uno per volta, nell’arco
di un breve periodo, mentre le foglie coriacee rimangono sempre pulite
essendo assai idrofobiche in superficie in seguito ad una proprietà
denominata ‘effetto loto’. La pianta nasce da un seme che attecchisce
sul fondo di acque stagnanti, immerso nel fango – sinonimo di ciò che è
materiale, attaccamento, desiderio, avidità, odio, illusione – al buio
come è l’ignoranza, che non consente di individuare con chiarezza la
verità nella vita. La semenza cresce verso l’alto, attratta dal calore e
dalla luce del sole, allo stesso modo degli esseri umani che crescono
ricercando per natura l'amore, la compassione, il vero. Gli steli lunghi
e tubolari portano separatamente una foglia rotonda di grandi dimensioni
e un fiore appariscente che si dischiude a poco a poco, un petalo alla
volta, al risveglio dei raggi del sole mattutino, come ad aprirsi
completamente all’illuminazione, alla vita spirituale. I petali, come
raggi di sole, galleggiano sempre in superficie, completamente alla
luce, per richiudersi con il calare della sera. Il fiore rimane ancorato
con le radici, ma si muove liberamente secondo il flusso di acqua, come
succede ogni istante nell'evoluzione di ogni situazione. La rivelazione
di Buddha nel ‘Sutra del Loto’ – uno dei testi fondamentali per le
scuole buddiste cinesi e giapponesi – riguarda la forza vitale
universale che origina e regola tutti i fenomeni esistenti. Quando il
Buddismo si diffuse in Cina all’epoca delle dinastie Wei e Jin (220-589),
la pianta del loto non venne più considerata unicamente come fonte
alimentare, ma diventò il sinonimo della purezza e fu esaltata dai poeti
nazionali per prendere distanza dalla volgarità.
Dopo la dinastia Song (960-1279),
prese campo anche il significato simbolico proprio della cultura
popolare su quello più strettamente religioso e, nella letteratura
classica, il loto diventò allegorico degli attributi femminili di
eleganza, perfezione, limpidezza e grazia. Nella poesia cinese il fiore
di loto, che dalle tenebre oscure, sul fondo dello stagno, emerge alla
luce con tanta bellezza, diventa esemplare per incitare a persistere
negli sforzi tesi ad affermare la parte migliore di se stessi,
nonostante le difficoltà, per liberarsi dalle preoccupazioni mondane e
diventare come Buddha. Lo stelo di questa pianta, che ha la
caratteristica di piegarsi facilmente, ma è assai difficile da spezzare
a causa della presenza di numerose fibre, rappresenta invece lo stretto
rapporto inscindibile che esiste tra due amanti o tra i famigliari anche
in caso di lontananza.
Presso gli Orientali il loto è espressione della perfezione e della
purezza del sole, del cielo, della creazione, del passato, del presente
e del futuro, ovvero, in una parola sola della vita stessa e di tutte le
virtù ad essa, direttamente o indirettamente, riferibili. Per questo è
considerato un fiore sacro, il fiore degli Dei. I Buddisti indiani
rappresentano il seggio di Budda come forma allargata del fiore di loto.
Nella Grecia antica era il simbolo della bellezza e dell'eloquenza. In
Italia cresce in zone temperate; a Mantova, sul lago Superiore, cresce
grazie ad una giovane laureata in Scienze Naturali, che, circa
60
anni fa, decise di
piantarne lì alcuni esemplari.
Oggigiorno, il dono
del fiore di loto è un gesto per dichiarare grande ammirazione
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