Helleborus
viridis L
Appartiene alla famiglia delle Ranunculaceae, noto col nome comune di
elleboro; originario dell'Europa, Caucaso e Asia Minore.
Il genere, che da il nome a una delle tribù delle Ranuncolaceae, quella
delle Helleboreae, comprende circa 30 specie erbacee perenni (di cui una
decina sono spontanee sul nostro territorio), alcune con radici
rizomatose, con fioritura invernale o ai primi tepori primaverili, con
fiori di vari colori.
Questo fiore invernale è chiamato comunemente Rosa di Natale.
Esistono diverse specie: l'Helleborus niger ( o rosa di Natale), l'Helleborus
viridis (= elleboro verde) , l'Helleborus foetidus (="cavolo di lupo"),
l'Helleborus Purpurascens( le sue foglie hanno un colore vere chiaro ed
i suoi fiori sono grandi di colore violetto), l'Helleborus Abchasicus
(con fiori bianco-rosei), l'Helleborus Odorus (con foglie bellissime e
fiori penduli, odorosi, di colore verdastro) e l'Helleborus Orientalis
(nativo della Siria, dell'isola di Antichira: ha bei fiori grandi e
rosa).
Gli inglesi lo chiamano in generale hellebore, ma Christmas flower la
specie Helleborus niger.
In Francia lo chiamano Rose de Nöel.
Nella lingua tedesca abbiamo due termini per chiamarla: Christrose o
Schneerose.
Questo fiore si presenta con cinque petali bianchi-rosacei. Appartiene
alle specie delle erbacee perenni. Le foglie, annunciatrici della sua
fioritura, sono grandi, palmate, coriacee, di un colore verde scuro.
Secondo l'etimologia, questo termine deriva dal greco, Helleborus: è
formata da due parole greche che significano"far morire " e "nutrimento"
che uccide, in riferimento alla sostanza venefica che contiene. Infatti
tutta la pianta è altamente velenosa. Le parti più velenose sono il
rizoma e le radici. La precauzione di lavarsi le mani dopo aver toccato
le rose di Natale è una buona norma.
Attorno a questa pianta sono sorte innumerevoli leggende.
Questo fiore era conosciutissimo fino dall'antichità e tenuto in sommo
pregio per vantate proprietà medicinali. La storia dell'introduzione di
questo vegetale nella farmacologia popolare si perde nell'oscurità dei
tempi. In una favola si racconta che un pastore di nome Melampo, che era
nello stesso tempo medico ed indovino, avendo osservato che il proprio
gregge si purgava allorché si cibava di Elleboro, pensò di utilizzarlo
come medicamento anche nelle malattie degli uomini. Potè guarire, con
questa medicina"miracolosa", la pazzia che aveva colpito le figlie di
Preto, re di Argo, che si credevano di essere state tramutate in vacche.
Fu chiamato "Purgatore", titolo onorifico: ottenne la fede nuziale di
una di esse, una parte del regno di Argo ed una candidatura a divinità.
Il poeta latino Orazio consigliava di recarsi per la cura della pazzia
sull'isola di Anticipa, in cui cresceva copiosamente.Oggi in India si
brucia questa pianta accanto al letto delle partorienti, per affrettare
il parto e perché lo spirito degli dei entri nella mente del neonato.
L'Elleboro è una pianta alla quale sono attribuite numerose proprietà ed
in particolare l'effetto lassativo e l'elevato potere rilassante, quasi
di tranquillante, che tisane ricavate con le sue foglie e radici sono in
grado di procurare. Ed è proprio con riferimento a queste proprietà che
una valenza comunemente attribuita all'Elleboro è quella della
liberazione dall'angoscia. In tempi abbastanza recenti è stato bandito
dalle farmacie, considerata pianta altamente tossica.
Questa pianta è comunemente chiamata rosa di Natale: la tradizione
cristiana narra infatti che una pianta di Elleboro nacque nelle
vicinanze della grotta del Salvatore. Di qui il significato di fiore e
pianta sacra a Dio. Il fiore rappresenta anche la pazzia.
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