Arum d’Etiopia.
Il genere
Zantedeschia, meglio noto come Calla, appartiene alla famiglia delle
Araceae e sono piante originarie delle paludi Sud Africane dove crescono
spontanee soprattutto nelle zone comprese fra l'Equatore e Capo di Buona
Speranza. E' una pianta erbacea perenne e presenta diverse
particolarità.
La loro caratteristica è la totale mancanza di fusto, crescono infatti
direttamente da un Rizoma sotterraneo (fusto perenne, per lo più
sotterraneo e funzionante come organo di riserva simile a una radice
provvisto di gemme nella parte superiore e radici in quella inferiore)
che rappresentano la radice di questa pianta e sono anche gli organi di
moltiplicazione. Dal rizoma nascono direttamente le foglie che possono
essere lanceolate, sagittate, ovate o cuoriformi con margini ondulati,
molto grandi, verdi o variamente screziate.
Quello che noi chiamiamo "fiore" vale a dire la parte colorata a forma
di imbuto che tanto apprezziamo, in realtà sono delle brattee cioè delle
foglie modificate che avvolgono i fiori e le infiorescenze per
proteggerli e sono chiamate Spata (bianche, panna, rosa, ecc) allargate
verso l'estremità e terminanti con una punta incurvata verso il basso.
Il fiore (l'infiorescenza) è in realtà quella specie di asta che vediamo
al centro della spata ed è chiamato Spadice che porta nella parte alta i
fiori maschili e nella parte bassa i fiori femminili.
Può raggiungere anche il metro e mezzo d'altezza
Fino ai primi del
1900, si riteneva che la calla e l'aro acquatico
appartenessero allo stesso genere. Il botanico tedesco Karl Sprengel fu
il primo ad affermare che la calla e l'aro acquatico non erano poi così
tanto simili; infatti, numerose erano le differenze botaniche che
caratterizzavano i due fiori. Il nome calla deriva dal greco kallos, che
significa bello. La calla cresce spontaneamente in Africa, nei pressi
del fiume Transval e tra l'equatore ed il Capo di Buona Speranza.
Durante il periodo delle piogge fioriscono, nei periodi di siccità,
invece, cadono "in letargo".
Fù considerato un simbolo fallico dai Romani. La mitologia romana
associò la calla a Venere e ai Satiri per l’ardore lussurioso: la dea
della bellezza, dell'amore, della fertilità emerse dal mare e maledisse
la perfezione di questo fiore temendone la rivalità, così che gli fece
nascere un vistoso lungo spadice per abbruttirlo. La calla diventò
simbolica dell’erotismo, della sessualità e della fertilità anche tra
gli antichi Greci. Secondo un mito greco, la prima calla germinò da
alcune gocce del latte materno cadute a terra dal seno di Era (o Hera),
dea del matrimonio, mentre da quello sprizzato in cielo si formò la Via
Lattea. Successe dopo che la dea si risvegliò e adirata allontanò colui
che si trovò attaccato a poppare per assimilare i poteri della divinità:
era Eracle, il figlio illegittimo avuto con uno stratagemma da Zeus – il
re dell’Olimpo, padre degli dei, dio del cielo e del tuono, sposo di Era
– con la mortale Alcmene, moglie di Anfitrione. L’origine della calla
venne però anche attribuita alle lacrime versate da Eva mentre lasciava
il Giardino dell'Eden e anche a quelle sgorgate dagli occhi della
Vergine ai piedi della Croce. Una credenza popolare suggeriva invece di
prevedere il sesso di un nascituro invitando una donna incinta a
scegliere tra una calla o una rosa: se preferiva la prima –
dall’evidente spadice considerato una connotazione maschile – allora
avrebbe partorito un bambino, mentre alla seconda corrispondeva una
bambina. L’interpretazione della sensualità della calla arrivò fino al
XIX
secolo, in epoca vittoriana, periodo d’oro per la diffusione del
linguaggio dei fiori. Le calle diventarono portatrici di messaggi
appassionati e segreti per la persona amata, senza ricorrere alle
parole, in barba ai rigorosi codici sociali vigenti.
Un tempo, regalare la calla voleva dire avere rispetto e stima nei
confronti della persona alla quale si donava, era anche considerato un
segno di forte amicizia. Oggi questi fiori sono utilizzati soprattutto
per creare i bouquet delle spose (in questo caso si usano in modo
particolare quelle in miniatura e bianche) oppure nelle cerimonie come
cresime, comunioni e battesimi. Molto usata anche come fiore reciso, il
bianco puro della calla classica è sempre simbolo di purezza, innocenza,
sincerità, verità, rettitudine, verginità, rinascita; ma presente anche
nelle corone funebri (in particolare in quelle dedicate ai giovani
deceduti prematuramente) e coltivata nei cimiteri. La calla venne
collegata anche alla purezza divina, alla beatitudine celeste,
rappresentate nell’iconografia cristiana nei motivi sul manto della
Madonna, ma anche, per la sua forma, fu considerata la tromba della
Resurrezione dell’Arcangelo Gabriele. |