Crataegus monogyna
Jacq.
Crataegus oxyacantha (C. laevigata)
Il Biancospino è un arbusto o talvolta alberello conosciuto fin
dall'antichità e appartiene alla famiglia delle Rosacee. E' comune nelle
macchie e ai margini dei boschi. Il suo nome scientifico deriva dal
greco "kràtaigos" che significa "forza e robustezza", a causa della
durezza del suo legno. Si trova in Europa, Nord Africa, Asia occidentale
e America settentrionale. Il suo habitat naturale è rappresentato dalle
aree di boscaglia e tra i cespugli, in terreni prevalentemente calcarei.
E' diffuso in tutta l'Italia (anche nelle isole), dalle zone
pianeggianti fino a
1.500
m di quota; è
comune tra le specie arbustive del sottobosco, ai margini dei boschi o
nei pascoli arborati, riesce a colonizzare i pendii erbosi.
Arbusto o alberello spinoso di forma molto variabile. Raramente negli
esemplari arborei raggiunge altezze di 10 m ed ha una crescita lenta.
I rami sono molto spinosi, prima bruno-rossicci e lisci poi grigi . Le
due specie di biancospino citate si differenziano appena l'una
dall'altra. Crataegus oxyacantha ha foglie a tre-cinque lobi,
irregolarmente seghettate, in particolare verso l'apice, e i lobi stessi
presentano una forma più arrotondata. Le foglie e i rametti sono
parimenti glabri. Il nome oxyacantha deriva da oxys = punta e akantha =
spina.Il Crataegus monogyna, il biancospino monostilo, come dice il nome
stesso, ha solo uno stilo, mentre il Crataegus oxyacantha ha per lo più
due stili,più raramente anche uno solo o persino tre. Le foglie sono più
profondamente incise e i lobi appuntiti. I rametti sono glabri, ma i
peduncoli dei fiori sono pelosi. Morfologicamente le due specie di
biancospino sono assai simili e solo con una attenta osservazione si
possono distinguere. Ma ciò non è indispensabile, perché entrambi sono
ugualmente efficaci ed entrambi sono impiegati in fitoterapia.
I fiori sono ermafroditi a cinque petali biancastri, riuniti in gruppi.
I fiori compaiono in aprile-maggio e presentano peduncoli lanosi.
I frutti sono piccoli pomi ovoidali con diametro di circa 1 cm, rossi a
maturazione e con un nocciolo che contiene il seme. La fioritura avviene
tipicamente tra aprile e maggio, mentre i frutti maturano fra novembre e
dicembre. I frutti del biancospino sono edibili, ma solitamente non
vengono mangiati freschi, bensì lavorati per ottenere marmellate,
gelatine o sciroppi.
Il legno, denso e pesante, è un apprezzato combustibile. Un tempo, in
diverse regioni italiane, veniva utilizzato come essenza costituente
delle siepi interpoderali, cioè per delimitare i confini degli
appezzamenti. In ragione delle spine e del fitto intreccio dei rami la
siepe di biancospino costituiva una barriera pressoché impenetrabile.
Attualmente l'esigenza di non rendere difficoltosa la circolazione dei
mezzi agricoli meccanici ha determinato la quasi totale scomparsa delle
siepi di biancospino aventi quella funzione. Come erba medicinale il
biancospino è usato come ricostituente, antidiarroico, ipotensivo e
cardiotonico Ha un'azione coronariadilatatrice, vasodilatatrice dei vasi
sanguigni addominali e coronarici, azione inotropa positiva, risparmio
del consumo di ossigeno da parte del muscolo cardiaco, modulazione della
concentrazione intracellulare di calcio, sedativa sul sistema nervoso
centrale, diminuzione della frequenza cardiaca.
È indicato nei casi di angina pectoris, nelle nevrosi cardiache, negli
stati di ipereccitabilità con aritmie e nell'ipertensione arteriosa.
È utilizzato anche come ansiolitico e nel trattamento dei casi di
insonnia. Recenti ricerche hanno dimostrato un'azione astringente e
normalizzante cutanea dei fiori e delle foglie di Biancospino sulle
pelli grasse |